Quartieri storici e periferie, il bello e il brutto
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Articolo pubblicato nell'inserto "Scuola di cronaca" - L'Unione Sarda del 28/01/2015
IL VIAGGIO. Atmosfere uniche di Stampace, Villanova, Castello, Marina e Porto
Bellissima città sul mare che offre tante ricchezze culturali è Cagliari, l'antica Karalis o Karales, ancora oggi città al “plurale”. Candidata per il titolo di Capitale europea della cultura, non è stata scelta nonostante custodisca autentici tesori archeologici e storico-artistici. Per rendersi conto della sua ricchezza basta vagabondare per le viuzze degli antichi quartieri. Purtroppo però è afflitta da diversi problemi che offuscano molte delle sue qualità. La parte storica della città si divide in cinque zone: Stampace, Villanova, Castello, la Marina e il Porto. In ognuna di esse, purtroppo, si nota un certo abbandono dell'ambiente urbano che, spesso, viene lasciato in mano al degrado e al vandalismo. Un esempio è il Bastione di St. Remy, che talvolta nel fine settimana diventa una discarica a causa dei rifiuti lasciati dalla “movida”. I turisti, sorpresi e affascinati dallo splendore e unicità del centro storico, si trovano così ad affrontare la vista imbarazzante di questo degrado. Dal Bastione si coglie la vista sul porto in via Roma, strada ricca di strutture architettoniche storiche. La via, sul lato portici, è deturpata dalla presenza del moderno palazzo della Regione. Sul lato mare, invece, il panorama è chiuso dai cantieri per la Metropolitana. Si arriva a piazza Matteotti, della seconda metà dell'800, con i maestosi Ficus secolari. La piazza non è valorizzata come meriterebbe, la pavimentazione è sconnessa a causa delle radici degli alberi. Inoltre, in certe ore, diventa luogo di attività illecite. Al di là del centro storico, tra i panorami sul mare e ampie viste sull'ambiente urbano, si notano i quartieri popolari, come Sant'Elia, lasciati in uno stato di abbandono architettonico, oltre che culturale e sociale. Da segnalare l'apertura della passeggiata lungomare di Sant'Elia che collega il Lazzaretto a Su Siccu. Questa è solo la prima parte del percorso che proseguirà fino al parco di Monlentargius, con i suoi fenicotteri che regalano ai visitatori emozionanti spettacoli.
Alessandra Pili, Ambra Laura Pinna, Danila Onnis, Sara Nateri, Deborah Zedda, Massimo Lai, Claudio Saderi (4^ A)
Edilizia scolastica: «Mai più crolli»
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Articolo pubblicato nell'inserto "Scuola di cronaca" - L'Unione Sarda del 28/01/2015
IL CASO. Pronti 14 milioni di euro per risanare gli istituti
La notizia è circolata d'estate. Stando alle dichiarazioni del presidente della Regione Francesco Pigliaru sono pronti per il progetto “Iscola” 14 milioni di euro. Cifra che potrebbe essere incrementata con altri stanziamenti, sino a un totale di 93 milioni. Una buona notizia per sanare gli annosi problemi dell'edilizia scolastica in Sardegna. “Iscola” prevede l'apertura di 221 cantieri. Il maggior numero di scuole coinvolte - 283 - è in Provincia di Cagliari. Il Pd (in Regione) e Sel (alla Camera) chiedono trasparenza sulla ripartizione dei fondi. Alcune scuole non hanno ricevuto i finanziamenti mentre altre ne hanno ricevuto per interventi non richiesti. Un pasticcio su cui bisognerebbe mettere mano. Anche perché molte istanze urgenti sono state escluse dalla graduatoria. Sono stati inseriti il Classico “Dettori” (dovrebbe avere 900 mila euro) e i due Istituti alberghieri “Azuni” (180 mila per l'impianto antincendio) e “Gramsci” (220 mila euro per le cucine). Il via a questi lavori è partito dopo i crolli avvenuti in alcuni licei. A novembre 2013 il tetto di un'aula del “Dettori” è crollato. Intonaco e detriti sono piombati su ragazzi e insegnante. Altri casi simili al liceo “Eleonora d'Arborea” e Istituto “Scano”. Pochi giorni fa un crollo, per fortuna senza gravi conseguenze, allo Scientifico “Marconi” di Sassari. La lista dei disagi si allunga e gli studenti sentono il bisogno di manifestare per cambiare questo sistema scolastico che purtroppo non funziona.
Ianira Tatti, Paola Usai (4^ A)
Da antico convento a Liceo artistico
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Articolo pubblicato nell'inserto "Scuola di cronaca" - L'Unione Sarda del 28/01/2015
Splendido edificio, tra cantieri infiniti, fucina di creatività
Il Liceo artistico e musicale di Cagliari è intitolato al pittore Foiso Fois che, negli anni Ottanta, è stato prima docente e poi preside. Dal 2006 la sua sede centrale è ospitata in un edificio prestigioso, ricco di storia e tradizione. Risale alla metà del XVII secolo ed è adiacente alla chiesa di San Lucifero con la quale costituiva un unico complesso religioso. Alla fine del secolo la struttura fu affidata ai frati Domenicani e fu presa la decisione di trasformare il convento in un collegio. Nel 1769 venne trasformato in Ospizio dei poveri di San Lucifero, ma nel 1826 Carlo Felice decise di utilizzarlo per ospitare gli orfani con lo scopo di insegnar loro un mestiere. Così lo attrezzò di moderni macchinari. Nel 1907 diventò la Regia Scuola Industriale. Durante i bombardamenti del '43 subì gravi danni. Nel 1946 divenne sede dell'Istituto Tecnico Industriale, poi intitolato a Dionigi Scano. Oggi conserva la sua impostazione originaria: ha una forma regolare, le aule sono disposte su diversi piani e si raggiungono percorrendo i corridoi affacciati su una corte centrale. Negli ultimi anni è stato ampiamente ristrutturato, ma non tutto è andato a buon fine. Ancora oggi studenti, docenti e personale convivono con i cantieri che non hanno fine.
Una curiosità: di recente è stata ritrovata un'epigrafe di uno studente, Ettore Ganga, che, negli anni Trenta, rivolgendosi ai futuri alunni, li esorta «a studiare per non seguire le sue orme»: lui pensava di terminare gli studi in circa dieci anni!
Giulia Carta (4^ A)
La Fotografia
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La storia della fotografia vera e propria è cominciata nel XIX secolo . E’ dunque una storia relativamente giovane, almeno rispetto alle altre forme di espressione artistica, eppure è ricchissima di esempi, costellata di sperimentazioni, segnata da una ricerca continua : “si producono in un giorno qualunque più immagini fotografiche di quante non ne siano state realizzate con tutti gli altri mezzi nella storia dell’uomo. Non è una metafora, è un fatto : possiamo contarne in un film più che in tutto il Rinascimento” (Gilardi, 1981).
L’invenzione della fotografia creò, indubbiamente, un notevole scompiglio nel campo dell’arte, si pensava, infatti, che dovesse decretare la morte della pittura, invece stimolò lo studio di nuovi linguaggi diventando talvolta parte integrante della prassi artistica di numerosi pittori (si pensi agli impressionisti e ai futuristi). E se ai suoi esordi è stata condizionata dagli schemi della pittura, ben presto, anche in seguito al perfezionamento della tecnica, ha sviluppato indipendenza linguistica e autonomia espressiva. Da qui il duplice ruolo che oggi svolge : mezzo di comunicazione di massa e forma d’arte, “prodotto” estetico esposto permanentemente nelle gallerie e nei musei, a cui si dedicano mostre, dibattiti, convegni .
Come espressione artistica implica, dunque, continue ricerche e sperimentazioni che riguardano tutte le fasi della sua realizzazione : ripresa, sviluppo e stampa. Ogni fotografo, infatti, esprime la sua cifra stilistica modulando “ad arte” le luci, l’inquadratura, il punto di vista, la messa a fuoco, le cui variazioni, come negli altri modi di ricerca visiva, creano effetti estetici generatori di significati che vanno oltre la pura, meccanica registrazione del dato reale.
Poichè la fotografia , al pari di ogni altra operazione visiva, è sempre e soprattutto la messa in codice di segni, la qualità estetica e il significato espressivo dipendono proprio dall’organizzazione di questi segni. Da qui discendono l’articolazione e la varietà dei linguaggi sia individuali, legati cioè alle personalità di maggior spicco (si pensi a Man Ray, Weston, Capa, ecc.), sia stilistici (si pensi a quello realista, il più diffuso, a quello dadaista, a quello concettuale, ecc.), che si svolgono parallelamente alle altre correnti di ricerca visiva.
In questo senso la fotografia non sviluppa le sue potenzialità solo in rapporto alla sfera del reale, ma soprattutto a quella, in continuo mutamento, della cultura.
E. Cartier-Bresson ha affermato : “fotografare significa, nello stesso istante e in una frazione di secondo, riconoscere un fatto e la sua rigorosa organizzazione delle forme visualmente percepite che esprimono e danno significato al fatto. Significa mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore”. Il fotografo, dunque, estrapola dall’esistenza, un elemento comune, anche banale, e con la sua scelta gli attribuisce un nuovo significato, un’altra dimensione.
Però la fotografia non solo rivela le forme, ma coglie anche il loro rapido divenire, ci restituisce un frammento temporale. Perciò possiamo considerarla come una strenua opposizione all’incessante trasformazione delle cose che appaiono e, al contempo, una caparbia affermazione dell’essere, forse l’unica difesa contro il nichilismo contemporaneo. “Se tutte le cose non sono che niente e del loro passaggio non rimarrà che un ricordo, la fotografia è tutto l’essere di una cosa.” (Mormorio, 1997).
La restituzione del frammento temporale potrebbe, tuttavia, indurci a pensare che la qualità della fotografia dipenda soprattutto dall’unicità dell’istante colto al volo, dalla presa diretta dell’attimo fuggente, dall’istantanea di un momento particolarmente significativo, invece “ciò che veramente importa per il fotografo – ha scritto Ugo Mulas – non è tanto l’attimo privilegiato, quanto individuare una propria realtà; dopo di che tutti gli attimi più o meno si equivalgono.”
Si sfata così il mito della fotografia-effetto, perpetuazione di un momento irripetibile, sofisticazione di una realtà inesistente, frutto esclusivo di manipolazioni speciali e le si restituisce la sua vera natura di “immagine che crea se stessa”.
Anna Maria Lecca
(docente di Storia dell'Arte)
Per saperne di più :
U. MULAS, La fotografia, Einaudi, 1973.
A. GILARDI, Storia sociale della fotografia, Feltrinelli, 1976.
S. SONTAG, Sulla fotografia, Einaudi, 1978.
A. SCHARF, Arte e fotografia, Einaudi, 1979.
M. MIRAGLIA, Note per una storia della fotografia italiana (1839-1911), in
Storia dell’arte italiana. Grafica e immagine. Illustrazione fotografica, Einaudi, 1981.
A. GILARDI, Creatività e informazione fotografica, in
Storia dell’arte italiana. Grafica e immagine. Illustrazione fotografica, Einaudi, 1981.
F. ALINOVI, C. MARRA, La fotografia. Illusione o rivelazione?, Il Mulino, 1981
A.C. QUINTAVALLE, Messa a fuoco, Feltrinelli, 1983.
D. MORMORIO, Un’altra lontananza. L’Occidente e il rifugio della fotografia, Sellerio, 1996.